Per quanto spaventosa possa essere la prospettiva, tra qualche giorno si chiarità se Putin blueffa oppure no sull’atomica. La Nato, gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno chiarito la loro posizione: continueranno a combattere per liberare terre e popolazioni che sono ucraine, non riconoscendo alcuna legittimità ai referendum farsa per l’annessione. La posta in ballo è già enorme, ma c’è ancora dell’altro, forse addirittura più importante.
In ballo c’è il futuro della pace mondiale per i prossimi secoli. Sembra una esagerazione, ma in realtà non lo è. Putin, infatti, sin dal primo momento sta tentando di usare la minaccia atomica come strumento per poter avere mano libera sul campo, violando ogni norma internazionale, e ottenendo vantaggi territoriali e politici attraverso l’uso di armi convenzionali. In altri termini, la minaccia di una guerra atomica diventa un modo per poter vincere guerre convenzionali.
Se il procedente dovesse passare, se dovesse cioè passare l’idea che è vantaggioso brandire l’arma atomica e nel mentre scatenare guerre convenzionali, è possibile che le conseguenze possano essere due. La prima, diventerebbe vantaggiosa la corsa all’atomica, il che vorrebbe dire che la proliferazione nucleare farebbe registrare livelli mai visti prima, stante anche la grande difficoltà, per non dire peggio, di quel sistema a tutela della non proliferazione.
Infatti, il Trattato di non Proliferazione Nucleare, firmato nel 1968, consente lo sviluppo del nucleare a fini militari solo a Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna e Francia, che si impegnavano a non trasferire tecnologie nucleari militari a tutti gli altri stati, che si conseguenza potevano usare il nucleare solo a fini civili. Nel tempo, alcuni stati hanno violato di fatto il trattato (India, Pakistan, Corea del Nord) e altri vorrebbero farlo (Iran), altri forse potrebbero farlo (Israele, Giappone). In un caso, invece, una violazione di fatto è stata riconosciuta come legale. È il caso del 123 Agreement con cui l’amministrazione Bush riconosce l’India come potenza nucleare, compromettendo così gravemente il regime di non proliferazione.
La seconda conseguenza immaginabile è che chiunque si appropria dell’atomica si sentirà nella posizione di scatenare guerre convenzionali contro i propri vicini.
Dunque, in assenza di una efficace regime di non proliferazione, la corsa all’atomica si farebbe frenetica, sia per poter usare la bomba alla maniera putiniana (uso l’atomica per avere mano libera a livello di guerra convenzionale); sia come strumento di deterrenza classica o di assicurazione sulla vita di regimi politici sui generis, come la dinastia dei Kim a Pyongyang o la teocrazia iraniana.
A questo punto qualcuno potrebbe immaginare che un mondo dove tutti hanno l’atomica è anche un mondo più sicuro, visto che nessuno userebbe l’atomica, visto che si verrebbe a creare un regime di Mutual Assured Destruction universale. C’è da sperare che, in una situazione inquietante come questa, le cose stiano così. Il punto è che il taboo nucleare in realtà tale non è, e qualcuno potrebbe essere tentato di usarla per davvero, quanto meno a livello tattico. A quel punto, la reazione a catena che si potrebbe generare potrebbe essere incontrollabile.
In conclusione, in assenza di un regime giuridico internazionale in grado di prevenire la proliferazione, non resta che il principio dei precedenti che si formano sul campo, in un senso, continuare a combattere con armi convenzionali anche contro chi minaccia l’uso dell’atomica; o nell’altro, la minaccia dell’atomica che garantisce l’impunità sul campo.
Questo vuole di che quanto accadrà nei prossimi giorni potrebbe generare onde che plasmeranno i prossimi decenni.
Il principio che non si può violare, scritto o solo morale, nessun Stato può iniziare un'aggressione militare strategica e/o nucleare. Ad ogni aggressione l'occidente ha il dovere morale di rispondere allo stesso livello militare. Il principio di non aggressione per noi occidentali è sacro.
Mi permetto di dire questo; da un punto di vista storico secolare il problema è che ci sono poche potenze con 100+ e in due casi 1000+ bombe. Questo minaccia la fine del mondo biologico come lo conosciamo, ricordo che basta una guerra di 300 bombe per far arrivare l'Inverno nucleare.
Si dovrebbe avere piuttosto 100 stati con 5 bombe l'uno; in questo modo la biologia sarebbe salva e le guerre sarebbero limitatissime - esempio gli USA non avrebbero attaccato l'Iraq. Se poi si verificasse un conflitto nucleare con 10 bombe il resto del mondo imparerebbe a non usarle più per altri 100 anni, ma la biologia sarebbe comunque salva.
NOTA IMPORTANTE: si stima che Israele abbia circa 60 bombe, quei bravi ragazzi.