di André-Yves Portnoff* e Vito Vacca**
Dalla Serenissima una lezione sull’importanza dei fattori immateriali
Lo sviluppo di un territorio è determinato dalla sua posizione geografica e dalla dotazione di risorse naturali; ma hanno una forte rilevanza i fattori immateriali, che possiamo riassumere in tre parole chiave: visione, volontà, valori.
La visione è la capacità di progettare: coloro che non sanno immaginare il proprio futuro saranno costretti a vivere un futuro disegnato da altri. Seneca ci ricorda che non c'è vento favorevole per chi non sa dove vuole andare. Visione significa avere chiari i punti di forza e di debolezza del territorio, nonché avere coscienza del proprio passato, per poter progettare il proprio futuro.
Lezioni importanti ci vengono dal passato, ad esempio dalla storia di Venezia. Esisteva una qualche logica nel creare una piattaforma per il commercio mondiale nella laguna di Venezia, la dove c'erano solo piccole isole e fango?
Un tale obiettivo era apparentemente del tutto irragionevole, in fondo all'Adriatico, una flotta nemica poteva facilmente imporre un blocco navale. Qui subentra il secondo fattore: la volontà, la determinazione, che ha permesso di raccogliere la sfida e di riuscire.
I leader veneziani hanno avuto una visione ampia del mondo, indispensabile per pensare di poter costruire una rete di scambi tra l'Asia e il Nord Europa. Hanno avuto la volontà di perseverare decennio dopo decennio, nonostante una situazione di partenza non certo facile.
Ma visione significa anche apertura al nuovo, tentare strade diverse dal solito; infatti alla fine del Quattrocento, la Serenissima era lo Stato europeo più tollerante, quello in cui il pensiero era più libero. La creatività richiedeva libertà di pensiero e l'incontro di talenti diversi, che provenivano da tutto il mondo. Non veniva imposto un modo di pensare standardizzato, coloro che arrivavano non erano respinti, le differenze di cui erano portatori venivano valorizzate, divenendo un prezioso fattore di arricchimento.
Al contrario, Hitler imponendo leggi folli fece fuggire i talenti che avrebbero potuto dargli la supremazia nella scienza, nella tecnologia e nelle sue applicazioni militari. Stalin decretò che il ciarlatano Lyssenko avesse ragione contro le leggi della genetica, una scienza borghese, ma le piante non obbedivano, il che causò disastri nell'agricoltura e portò alle carestie. La tolleranza è un valore fondamentale per attivare un circolo virtuoso di sviluppo sociale ed economico.
Nel Quattrocento, la classe dirigente veneziana era la più istruita d'Europa e l’apertura mentale attirava innovatori, artisti, scrittori e tecnici. All’epoca diversi specialisti tedeschi della stampa si sono stabiliti in molte città europee; ma è a Venezia che è nato il libro moderno.
Un amico di Pico della Mirandola, il maestro nel latino e nel greco Aldo Manuzio, nato vicino Roma, scelse Venezia per vivere, trasformarsi in editore e stampatore, per raggiungere il suo obiettivo: diffondere gli scritti di Aristotele per liberare il pensiero europeo dal dogmatismo medievale.
Manuzio ha applicato tre principi che ancora oggi spiegano la resilienza di certe imprese, spesso a conduzione familiare: una visione di lungo periodo, il rispetto per gli altri, uno spirito comunitario.
I suoi valori e la sua visione dell'umanità, del mondo, il suo amore per la libertà di pensiero e per il Bene Comune hanno condotto Manuzio a sacrificare tutto per realizzare il suo scopo; voleva "dedicare la sua vita al vantaggio dell'umanità".
Ha concepito il libro perché fosse letto, non soltanto per essere venduto e per fare bella mostra nelle librerie aristocratiche; ha inventato tutto ciò che rende la lettura più facile e piacevole: la scelta dei caratteri tipografici, il tipo di carta, le modalità di impaginazione, la disposizione delle illustrazioni.
Possedeva una qualità indispensabile per l'innovazione: l'empatia; senza di essa, non si ha la capacità di identificare ciò che ha valore per gli altri; la capacità di relazionarsi con le persone, è una di quelle competenze "orizzontali" che sono sempre state essenziali, molto prima di essere chiamate soft-skills.
Ma un genio da solo non basta, grazie all’ambiente veneziano dell’epoca Aldo Manuzio ha costruito una rete di talenti, attirando i migliori, dagli studiosi che preparavano i testi dei autori greci e latini, ai creatori di caratteri tipografici belli e facili a leggere, alla dozzina di artigiani che lavoravano nella sua bottega.
Ha formato una vera e propria Accademia (Aldina) composta da una trentina di personalità, politici, imprenditori, pensatori, accogliendo Erasmo da Rotterdam e incontrando Dürer. Dimostrato l'importanza della pratica del "riuscire insieme", del valore aggiunto creato dalla fertilizzazione incrociata tra le menti.
Grazie alla sua attività innovativa, il libro si è diffuso in tutta Europa, scatenando le rivoluzioni del pensiero moderno, della scienza, della tecnologia e della democrazia.
Venezia rimase la capitale dell'editoria europea nel Cinquecento, fino a quando l'Inquisizione impose la censura. Gli Stati che rifiutarono il libro stampato e la circolazione delle idee, come l'Impero Ottomano, o che censurarono le idee, come la Spagna di Filippo II, iniziarono la loro parabola di decadenza.
Per cinque secoli le dinamiche dello sviluppo dei territori non hanno contraddetto la lezione veneziana. Se la visione dominante è a breve termine, le decisioni saranno prese ignorando le conseguenze certe (o che potranno verificarsi tra qualche anno) senza alcuno sguardo prospettico.
Se la visione del mondo prevalente è quella della prevaricazione, finisce per affermarsi la legge del più forte. Queste visioni sono coerenti con i valori che consentono il saccheggio delle risorse naturali, del patrimonio culturale, dell’arricchimento di pochissimi a discapito di quasi tutti, come è avvenuto negli ultimi decenni con la forte riduzione della classe media.
Bisogna che prevalga una visione sostenibile dello sviluppo, avendo compreso che il mondo non è soltanto una giungla, ma un sistema d’interazione positiva del genere umano con gli ecosistemi che lo circondano.
Territori come la regione di Lille, devastata dalla fine dell’attività carbonifera, come Barcellona e la Catalogna, come Torino ed il Piemonte rimasto orfano della FIAT e dell’Olivetti, si sono sviluppate negli ultimi tre decenni perché la classe dirigente regionale, mettendosi insieme, ha avuto capacità di visione e di essere in grado di progettare un futuro diverso e migliore.
Perché coloro che non sono in grado di progettare il proprio futuro saranno costretti a vivere quello pensato da altri, o ancora peggio realizzato dall’incombere degli eventi.
Allora poniamoci alcune domande: lavoriamo con un approccio basato sui valori? Scuole e imprese collaborano? Le grandi aziende presenti sul territorio hanno rapporti con i ricercatori, con le piccole imprese locali oppure lavorano autonomamente (senza alcuna interazione con il territorio) o soltanto con partner lontani?
In Francia, i ricercatori e le piccole imprese innovative si scontrano spesso con il disprezzo dei grandi gruppi nazionali che preferiscono lavorare con le università e le corporation americane.
Tuttavia, la forza del tessuto economico di una regione deriva dalla qualità delle relazioni tra tutti gli attori presenti sul territorio. Questa è la lezione del modello renano, un’insieme di collaborazioni a lungo termine che tradizionalmente costituiscono in Germania ecosistemi di solidarietà e resilienza tra committenti e fornitori.
È anche il modello dei distretti produttivi italiani (alcuni dei quali sono oggi in crisi per la forte concorrenza asiatica), che sono gruppi di piccole imprese che, sullo stesso territorio, sanno collaborare pur rimando concorrenti tra di loro.
In Italia, Irene Tenagli ha denunciato nel suo libro Talento da svendere, il fatto che il paese di Leonardo da Vinci, che ha dovuto egli stesso andare in esilio, non sa più riconoscere i talenti e li costringe a cercare altrove le condizioni di lavoro che meritano.
Anche in Francia il problema si pone: il premio Nobel per la chimica è stato assegnato nel 2020 a Emmanuelle Charpentier; ma questa scienziata francese ha dovuto lasciare il suo Paese per poter svolgere le sue ricerche nel modo migliore.
La mancata valorizzazione dei talenti spesso ha a che fare con il nepotismo e con forme sottili di corruzione, che portano alla scelta di fornitori e di personale, ed alla nomina di dirigenti e funzionari per motivi poco trasparenti, interessi personali, trascurando l’interesse collettivo, il futuro delle aziende e del paese.
La Repubblica di Venezia era lo stato meno corrotto d'Europa; infatti la parola ballottaggio deriva dalla procedura complicatissima che veniva messa in atto per eleggere il Doge e per assicurarsi che la votazione fosse completamente imparziale e trasparente. Il fulcro di tutta l’operazione era costituito da alcune palline d’oro e d’argento, le “ballotte” appunto, che venivano inserite in un’urna ed estratte dai senatori in momenti diversi. Anche su questo punto, facciamo tesoro della lezione veneziana.
*André-Yves Portnoff è consigliere scientifico di Futuribles International a Parigi,professore a Haute Ecole de Gestion di Friburgo ed all’International Management School di Ginevra.
**Vito Vacca è consulente e formatore manageriale senior, Team Leader e Key Expert in progetti europei, è stato Vicepresidente dell’Associazione Italiana Formatori.